The augmented reality to which we already talked W. Gibson in his novel "Virtual Light" in 1993 starts to make an appearance thanks to the leaps and bounds made by the branch of computer science called pattern-recognition, an area of \u200b\u200bresearch intended to populate the world of tag ever would have imagined, and then categorize reality and riproporcela through innovative human-machine interfaces, perhaps reaching that total detachment from reality as technology trans-humanist nirvana. Before becoming the Matrix cine-liturgy of a dystopian future and a stuffed Keanu Reeves is buried in a mausoleum as it was fatto con il tovarish Lenin, bisognerà fare i conti con i primi goffi approcci commerciali, costretti alle esemplificazioni più triviali per spiegare una tecnologia nuova e sconosciuta agli ascoltatori. Tutti i vari spot di Nintendo DS convergono a quest'idea di prova su strada tradotta direttamente in reclamizzazione per il suo contenuto di novità (ricordate i primi innocenti spot sul park assist, o l'abuso del termine "virtuale" durante l'esplosione della New Economy negli anni '90?), ed anzi l'adesione dello spot alla performance del prodotto è tanto fedele quanto imbambolata: nel produrre una casistica empirica l'oggettino se ne esce infatti vagamente bruciato. Quello che poteva essere un interessante babelfish diventa un gadget per nerd unable to undertake a cultural experience all round. The Japanese steel, and mentioned at every turn as a paradigm of diversity, unhappy revival of instrumental quell'orientalismo so dear to the inhabitants of the Old World, the brilliant portrayal fantozziana remain the same. Hugh and Miss Silvani, this time, thanks to Nintendo trying to get along better, avoiding contact with food, ideas, and maybe life practices hard earned over an evening. Japan is a huge chicken leg in the western mind, the lack of communication you want relegated solely to the language, idioms untranslatability is not even considered, in osservanza ad un dispotismo che vede la parola come referente assoluto degli oggetti della realtà e non secondo la rivelatoria massima "il linguaggio è poesia fossile" di R. W. Emerson: le parole, il significato delle quali diamo per assodato, sono unicamente metafore assodate, rimandanti a loro volta ad altre metafore, in una catena senza fine. Non esistendo una traduzione indenne agli accidenti di vocabolari costruiti empiricamente, i due commensali, a causa di un bug del software, ordineranno per errore una generosa porzione di Fugu, il velenosissimo pesce palla per il quale il cliente del ristorante firmerà a casaccio la liberatoria mentre gioca a Tetris, salvo perdere la partita per le successive contrazioni spasmodiche indotte dalle neurotossine appena ingerite assieme alle carni della prelibatezza tipica. Ma anche dando per buona la creazione di software sempre più semantici e precisi, a cosa si ridurrebbe l'utente se non a quel fantasma intrappolato nella "Stanza Cinese" che da paradossale teorema dell'indimostrabilità della coscienza diventerebbe un diabolico test di Turing in cui al vero uomo non è permesso distinguersi dalla macchina pensante? Attenderemo la diffusione di questo gioiellino della tecnologia per rendercene conto, mentre Microsoft sviluppa Photosynth e in tutto il mondo fotografi dilettanti pubblicano in Rete immagini dotate di coordinate GPS. Attenderemo per non renderci conto che i cambiamenti tecnologici, o almeno quelli degni di questo nome, di solito influenzano la nostra vita ancor prima di manifestarsi concretamente con una faccia amica.
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